Pavoni, haggis e champagne

No, no, non sto proponendo un nuovo menu per festeggiare i 30 anni di fondazione della Westwood Studios (un anniversario molto importante, tra l'altro).

L'accoppiata pavoni e haggis dovrebbe istantaneamente accendere non una lampadina ma un lampadario intero nella testa del Vero Nerd™. Per aiutare i meno svelti, o per dare una chance anche a chi avesse la disgrazia di essere nato nei Secoli Oscuri vi proporrò un paio di citazioni.

C: You look like a woman, you stupid haggis!

R: Haggis? What is haggis?

C: Sheep’s stomach, stuffed with meat and barley.

R: And what do you do with it?

C: You eat it!

R: How revolting!!

In italiano resa con

C: Mi sembri una donna, stupido haggis!

R: Haggis? Che cos'è l'haggis?

C: Lo stomaco di una pecora ripieno delle sue frattaglie.

R: Ah, e voi che ci fate?

C: Lo mangiamo.

R: È rivoltante!

Traduzione quasi perfetta, non mi posso lamentare. Manca l'orzo nell'haggis, ma è una di quelle ricette che cambiano di casa in casa. L'altra citazione è di qualche secondo dopo

C: I cannot swim you Spanish peacock.

R: I’m not Spanish, I’m Egyptian.

C: You said you were from Spain! You’re a liar!

R: You have the manners of a goat and you smell like a dung-heap. And you’ve no knowledge whatsoever of your potential. Now, get out!

che in italiano diventa

C: Non so nuotare, brutto pavone spagnolo.

R: Io non sono spagnolo, io sono egiziano.

C: Ma hai detto che vieni dalla Spagna! Sei un bugiardo!

R: Tu hai le maniere di una capra, e puzzi come un letamaio. E non hai conoscenza di nessuno dei tuoi poteri. E adesso, fuori!

Anche qui la traduzione è quasi impeccabile. Peccato solo per quel potential che diventa “poteri", che cambia un poco la percezione dei personaggi e anche del tipo di lavoro che stanno facendo assieme.

Come? Non avete ancora capito di cosa parlo? Va bene, va bene, se avete passato gli ultimi 30 anni sotto una pietra almeno questa l'avrete sentita...

There can be only one.

Ne rimarrà solo uno.

Qui purtroppo devo fare le pulci alla traduzione. “Ce ne può essere solo uno.” mi pare la traduzione corretta della tagline di Highlander, classe 1985.

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Bene, ora chi ha visto il film e non ha riconosciuto le citazioni si alzi e vada immediatamente nella stanza delle punizioni, dove sarà costretto a vedere tutta la serie di Twilight in lingua originale assieme a qualche decina di brutte ragazzine liceali invaghite di Robert Pattinson.

Chi non ha visto il film verrà immediatamente decapitato dal nostro addetto Kurgan.

Comunque, su Highlander ci sarebbe da dire molto, ma in questo luogo ci occupiamo di traduzioni e doppiaggi, quindi sarà di questo aspetto che parlerò e in particolare di un ruolo cruciale del doppiaggio per noi italiani.

Come già visto in Indiana Jones e l'ultima crociata (di cui ho parlato brevemente qui), chi scrittura Sean Connery deve forzatamente fare i conti con un attore che non scende molto a patti sull'aspetto recitativo. Anzi, diciamoci la verità, non cambia mai modo di fare e di parlare.

In particolare quest'ultima caratteristica è piuttosto importante quando si impersonano archeologi americani, capitani di sommergibili russi e immortali egiziani. Sì perché insomma... forse tutta questa gente avrà accenti diversi?

Allora, dal punto di vista superficiale il nostro beneamato Henry Jones Sean Connery ha tutti e tutto contro: semplicemente lui parla sempre con un marcatissimo accento scozzese, a dispetto del ruolo che ha nel film. Questo, quando si visiona il film in lingua originale, è molto particolare, e fa sorridere (o incazzare) molti madrelingua.

Vorrei andare un poco più a fondo, però, di quello che è il tacito accordo tra regista e spettatore (o più in generale tra autore e fruitore di un'opera letteraria/cinematografica). C'è un tacito accordo, perché tutti questi personaggi parlano inglese, che siano americani degli anni ‘80, scozzesi delle Highland nati nel 1518, generali romani di nazionalità spagnola, procioni alieni o pastori di alberi. Tutti parlano inglese.

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Il tacito accordo è che ovviamente i personaggi stanno parlando nella lingua del periodo e del luogo, ma l'autore gentilmente la rende nell'idioma attuale, di modo che possiamo capirla. Quindi l'autore sta già, in un certo senso, traducendo, sta già doppiando i personaggi. In questo senso non è molto corretto sindacare sul fatto che Juan Sánchez Villa-Lobos Ramírez, egiziano vissuto in Giappone e in Spagna, parli con accento scozzese. I nostri doppiatori hanno una dizione ben precisa, che, per quanto non marcatamente riconducibile ad una zona d'Italia, sicuramente non è quella di un immortale egiziano eccetera eccetera.

Su questo vorrei tornare in un post dedicato, perché sono molte le occasioni, nel cinema, in cui i personaggi poi parlano con un “finto accento” o parlano in lingua straniera. L'utilità o la ragionevolezza di queste scelte a mio parere è generalmente dubbia, e mi piacerebbe analizzare la cosa un po’ più a fondo.

In Highlander, comunque, il problema degli accenti degli attori è più particolare che in altri film per un motivo ben preciso. Connery è in Scozia, parla con accento scozzese pur venendo da tutt'altra parte, mentre Christopher Lambert, nel film scozzese fino all'ultimo quadratino del kilt, parla con un malcelato accento francese (al tempo delle riprese non conosceva bene l'inglese, pur essendo nato a New York). Lo champagne del titolo fa riferimento proprio a questo.

Noi italiani abbiamo un filtro che maschera tutto questo guazzabuglio, grazie al lavoro di Sergio Di Stefano (doppiatore di Lambert) e il bravissimo Pino Locchi (doppiatore di Connery). Locchi, oltre ad essere LA voce di Sean Connery, è l'amata voce di Terence Hill nella maggior parte dei suoi film del periodo con Bud Spencer, nonché di un'infinità di altri attori e personaggi.

Una curiosità del doppiaggio: Alessandro Rossi diede la voce italiana a Clancy Brown per il suo Kurgan, l'antagonista del film, ma poi sarà la voce italiana di Adrian Paul/Duncan MacLeod, protagonista della serie televisiva Higlander.

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Un'ultima chicca scovata per caso. Il Kurgan pronuncia la seguente frase quando incontra MacLeod nella chiesa, nel 1985

I have something to say: it’s better to burn out than to fade away!

La frase It’s better to burn out than to fade away fa parte del testo di “My My, Hey Hey (Out of the Blue)” di Neil Young, scritta nel 1979, e ripresa dai Def Leppard nella canzone “Rock of Ages” in questa forma

All right

I’ve got something to say

It’s better to burn out

Than to fade away

Rock of Ages compare la prima volta nell'album Pyromania del 1983, quindi è perfettamente possibile che il Kurgan, due anni dopo, stesse citando esattamente quella canzone, anche se dice I have invece di I’ve got.

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La traduzione italiana della frase del Kurgan è

Volete sapere una cosa? È meglio bruciare subito che spegnersi lentamente!

Anche questa molto precisa nonostante i limiti imposti al doppiaggio dalla sincronizzazione labiale.

Per chi fosse interessato ad approfondire, qui c’è un bell’articolo del mitico Doc Manhattan sul film.