Sugli accenti persi: Indiana Jones e l'ultima crociata

Vedendo i film con il doppiaggio si perdono certamente molte sfumature dell'interpretazione dell'attore e del carattere imposto al personaggio. Nel caso di “Indiana Jones e l'ultima crociata”, terzo (e ULTIMO) episodio del nostro archeologo preferito, il mio giudizio sul doppiaggio è sia negativo che positivo.

Mi riferisco al colossale Sean Connery, che con la sua bravura rischia di rubare completamente la scena all'altrettanto eccezionale Harrison Ford. Ma Sean Connery ha una caratteristica molto particolare, poco nota a noi “doppiati” italiani: ha un pesantissimo accento scozzese, ed è noto per disinteressarsi assolutamente alla cosa. Il che significa: se Connery è nel cast il suo personaggio è scozzese.

Bando alle ciance e passiamo ai fatti. Vi mostro una delle scene più belle in assoluto del film, oltre per la carica ironica, anche per la prestazione di Harrison Ford, che qui non dice (quasi) una parola ma domina il “dialogo”. [link]("https://www.youtube.com/watch?v=CvcpFTLZwrU", "Link alla scena"].

Per i meno anglofili (e per chi non sa a memoria la scena, vergogna!) riporto le battute di Henry Jones Sr (Sean Connery):

“Junior! Oh God, I’ve lost him. And I never told him anything... I just wasn’t ready, Marcus. Five minutes would have been enough.”

“I thought I’d lost you, boy!”

Ora togliamo il cappello del cinefilo (non cinofilo, miao) e calmiamo le scimmie che danzano e che mi incitano a vedere tutto il film per la dozzinesima volta, mettiamo il cappello dell'analista linguistico, che mi sono fatto da solo visto che non ho nessun titolo per dire qualche cosa in questo campo.

Vorrei far notare che la pronuncia del nostro Connery è la seguente:

“Junior! Oh God, I’ve LOSHT him. And I never tOUld him anything... I just WASHN’t ready, MarcuSH. Five minutes would have been enough.”

“I thought I’d LOSHT you, boy!”

In maiuscolo le cose più evidenti. Ovviamente non si può rendere decentemente nello scritto la differenza sostanziale di accento tra Connery e Ford, l'uno con uno scozzese molto pronunciato, l'altro americano fino alla punta dei capelli. E in tutto il film questa differenza è sempre molto evidente.

Ma, nella finzione cinematografica, come è possibile che il padre di Indy abbia un accento scozzese mentre il figlio parla americano? Volendo fare uno sforzo si potrebbe dire che i Jones sono di origine scozzese e Indy non ha avuto molti rapporti con il padre. Ma di questo non viene fatto alcun accenno. Inoltre “Jones” non è proprio un tipico cognome delle Highland scozzesi (forse lo è Villa Lobos Ramirez, ma tra l'altro lì Connery era egiziano, lasciamo il tutto per un altro articoletto).

Insomma per farla breve la scelta di Connery nel cast ha portato nel film un personaggio caratterizzato benissimo, ma ha anche posto un problema notevole per la “verosimiglianza” della storia.

Quindi il doppiaggio italiano questa volta fa meno danni del solito, perché appiana ai nostri orecchi la differenza tra padre e figlio. Per intenderci, è come se in un film italiano ci fosse un padre con un fortissimo accento sudtirolese e un figlio che parla siciliano.

Ma, ma, ma. Ma Spielberg e Lucas sono forse nati ieri? Non si sono accorti del problema? La vedo difficile...

E qui mi si permetta di togliermi il cappello di fronte a quello che sono capaci di fare questi signori. Sì perché se il film lo avessi scritto e diretto io probabilmente a) avrebbe fatto molto più schifo b) qualcuno si sarebbe permesso di far notare che forse tra padre e figlio qualcosa non funziona a livello linguistico.

Invece Spilberg e Lucas cosa fanno? Lasciano tutto così! E se la ridono. E i fan cosa fanno? Dicono (giustamente, mi aggiungo subito al coro): “Va bene così!”. E si riguardano per la maitroppesima volta il film! A presto una maratona della TRILOGIA di Indiana Jones!

Ma prima di finire due chicche per chi non si è già addormentato a leggere tutto questo.

Nella scena iniziale nel castello di Brunwald (Schloss Bürresheim, a poca distanza da Koblenz in Germania) Indy si presenta come un lord scozzese falsificando palesemente il proprio accento. E questa gag già molto divertente (“If you are a Scottish lord then I am Mickey Mouse!”) assume un senso molto più comico se si ha presente la gag di Spielberg e Lucas sul padre di Indy scozzese.

Per quanto riguarda la falsificazione della nazionalità ci sarebbe da spendere fiumi di parole. Ad ogni modo in questo film abbiamo nell'ordine:

  • Alison Doody, irlandese, che impersona una nazista austriaca. Purtroppo non avrà più parti di rilievo a Hollywood: quattro anni prima di incontrare la famiglia Jones aveva lavorato con Roger Moore in A View to a Kill (007 Bersaglio mobile) nei panni di una cavallerizza associata al Max Zorin di Christopher Walken.
Alison Doody
  • John Rhys-Davies, gallese, veste i panni da Sallah, egiziano. Rhys-Davies ha al suo attivo ben 266 pellicole: oltre a Raiders of the Lost Ark (I predatori dell'arca perduta), primo capitolo della TRILOGIA dell'archeologo americano, si distinguerà nei panni di Gimli nella saga de "Il signore degli anelli" di Peter Jackson.
John Rhys-Davies
  • Julian Glover, inglesissimo, si presenta come Walter Donovan, americano (e parla con un accento americano ottimo!). Glover può vantare di essere comparso in un'altra TRILOGIA fondamentale, sempre ideata da George Lucas (ebbene sì, Lucas ha fatto cose buone) e sempre a fianco di Harrison Ford: è il Generale Veers de The Empire Strikes Back (L'impero colpisce ancora). Anche egli ha lavorato con Roger Moore in uno dei film di 007, For Your Eyes Only (Solo per i tuoi occhi).
Julian Glover
  • Il sultano dell'Hatay, che all'anagrafe fa Alexei Sayle, inglese di Liverpool. Uno dei migliori cabarettisti inglesi degli anni 80, appare in molti film, ma nessuno della caratura di questa avventura della famiglia Jones.
Alexei Sayle

Buona visione!

Articoli correlati

Pavoni, haggis e champagne

Investire nei titoli